Bianche apparizioni di donne velate o
rivestite di bianchi panneggi di pizzo, da alcuni anni fanno da motivo
conduttore la della Fotografia-Poesia di Roy Leutri: è il tema
dominante, con cui l’artista sembra in perenne dialogo, incerto se
custodire o svelare la trama di un gioco a cui non riesce a sottrarsi.
In questa nuova raccolta dovremo
sicuramente individuare due temi che si supportano l’un l’altro: la
costruzione dell’inquadratura e il fondale su cui la storia della
"sposa bianca" si declina come su due diverse dimensioni.
Dal nero più assoluto, appena illuminato
dal contorno di un incantevole volto di donna, esplode un muro candido,
che si frammenta, esplode, nel contorno di una volta un gioco di
geometrie, pronte a digradare in un incerto intrico di steli di paglia o
di rovi.
Stilizzate forme nascono come fantasmi su
bui fondali, oppure si amalgamano in un contesto di scabre superfici,
dove solo un chioma fluente o il disegno di un braccio suggeriscono il
movimento e quindi la vita.
Altrove i volti estatici, pur nel
languore di movimenti appena accennati, sembrano astrarsi completamente
dal paesaggio vivido di natura rigogliosa, di strutture architettoniche
o vegetali complesse su cui il bel corpo femminile, trasognato si lascia
languidamente inquadrare. I volti custodiscono un segreto che paiono sul
punto di svelare per poi ritirarsi in angoli dove il contrasto luce ed
ombra si fa più forte ed essi scompaiono, risucchiati da improvvise
colate di nero.
La sposa bianca, che si lascia
fotografare con lo sguardo perduto, su vetusti e scabre assi di antichi
e dissestati portoni, ci riporta alle prime esperienze di Leutri, come
il tema della vegetazione: qui, ancora una volta, la preferenza è data
all’ulivo, a quell’intrico di foglie opache e luminose, che
riflettono la luce e, annullano i lineamenti. Il "focus" è
allora tutto incentrato sul mistero del volto, eluso alla vista dal velo
candido e dalla serica massa dei capelli scuri mentre Il corpo sinuoso
si intuisce tra le foglie e i merletti.
In chiusura (o forse in apertura?) il
velo e il pizzo che ricoprono quasi totalmente il corpo seduto davanti
ad un uscio sbarrato, firmano la raccolta di Leutri, che ci avverte, che
il mistero della donna biancovestita di raffinati pizzi è ancora ben
lungi dall’essere svelato.
Piera Rizzolatti
Università di Udine.